terça-feira, 24 de maio de 2011

LETTERATURA LATINA PER GENERI

Teatro

Fescennini: poesie contadine che influiranno sulla commedia di Plauto. Si tratta di testi sconci con una serie di insulti.
Atellane (da Atella) : rappresentazioni farsesche recitate a braccio sulla base di un canovaccio, caratterizzate da personaggi tipici, come ad esempio Pappus, Dossenus, Baccus, ecc.
Il genere teatrale più diffuso a Roma è la commedia e i due autori principali sono Plauto e Terenzio. Il modello della commedia latina è la Commedia Nuova di Menandro, Euripide e Sofocle per la tragedia.
Le tragedie si dividono in:
coturnae - di ambiente greco;
praetextae - di ambiente latino (Seneca).
Le commedie si dividono in:
palliatae - di ambiente greco, in cui i giovani erano liberi, con una massiccia presenza di figure femminili; i problemi economici non erano affrontati;
togate - di ambiente romano (Plauto).
Nevio - Tarentilla
Cecilio Stazio - Plocium. Si tratta di una togata in 300 versi , in cui c’è un approfondimento dei caratteri.
Plauto nasce a Sardina e scrive circa 20 commedie:
Anfitrione, in cui Giove si innamora di Alcmena e si trasforma nel marito Anfitrione (è l’unica commedia mitologica).
Aulalaria
Menaecmi, che parla di due gemelli identici.
Miles Gloriosus, in cui un soldato va a recuperare la propria donna.
La principale caratteristica di Plauto è la contaminatio, cioè vuol creare un colpo di scena mescolando vari generi con lo scopo di far ridere. Nel suo teatro c’è l’uso delle maschere e dei canovacci. Si trovavano anche canzoni all’interno delle commedie.
Terenzio riprende Menandro. La sua è una commedia più psicologica rispetto a quella di Plauto, ma con meno colpi di scena.
Hecyra (suocera), in cui Panfilo si innamora di una prostituta.
Heautontimerumes, l’educazione libera è migliore di quella costretta.
In Terenzio si ritrova uno spiccato psicologismo, l’analisi dei rapporti umani, i problemi dell’educazione, il rapporto tra padri e figli.
Seneca scrive una serie di tragedie in cui l’uomo è paragonato ad una bestia. Sono tutte caratterizzate dal pathos, dalla passione vista come distruzione, con molte descrizioni macabre. Lo stile è quello dell’arianesimo imperiale, caratterizzato da paratassi (si salta il verbo, si usa l’antitesi, figure retoriche, brevità). Riprende le tragedie di Euripide: Hercules furens, Troades, Medea, Phedra.



Epica
La letteratura latina ha inizio con l’epica.
Nel 240 a. C . Livio Andronico (uomo liberto) fa la prima traduzione poetica dell’Odissea: Odisea, scritta in saturni.
Gneo Nevio nasce in Campania; è un uomo libero, sotto la protezione dei Metelli. Compose un libello sulla prima guerra punica: Carmen belli Poenici. Egli è l’iniziatore del romanzo epico - storico, che attraverso la ekphrasis ricostruisce il passato mitico di Roma e di Cartagine.
Entrambi appartengono al III sec. a. C.


Oratoria
Mario introduce la milizia a pagamento. I fratelli Gracchi volevano la riforma agraria.
Gli Scipioni (Scipione Emiliano e Gaio Lelio) sono i sostenitori della cultura filo-ellenica.
Catone il Censore è il fautore del mos maiorum.
Nascono due scuole di oratoria:
1. Arianesimo, di tipo orientale, caratterizzata da periodi lunghi e asimmetrici. E’ un’arte emotiva ed elaborata. I principali autori saranno Cicerone e Seneca.
2. Atticismo, caratterizzato dalla semplicità, è uno stile puro. Sarà usato da Cesare.
La retorica è l’arte di convincere. Schema dell’oratoria:
Inventio: individuazione degli argomenti;
Dispositio: ordine degli argomenti;
Elocutio: elaborazione formale;
Memoria: metodi per ricordare;
Actio: tecniche per correggere il discorso.
Il vero iniziatore della retorica è Catone il Censore (o il Vecchio) che ha scritto 150 orazioni in stile attivista, di gusto più arcaico.
Scipione Emiliano, della scuola dell’arianesimo, ha invece un gusto più moderno. Si nota in lui l’influenza di Polibio (greco). Egli esalta la grandezza di Roma.
Fabio Pittore scrive in greco.
La più importante opera retorica di questo periodo è anonima: Retorica ad Herrenium.
Durante l’età di Cesare la lingua latina risente dell’influenza del greco, per cui si sviluppano due tendenze:
gli anomalisti, che volevano mantenere i grecismi nella lingua latina;
gli analogisti, che volevano latinizzare i grecismi rendendoli regolari (come farà Cesare).
Questo periodo viene definito l’età dell’oro per il latino (Cesare e Cicerone).
Varrone scrive De lingua latina, il primo trattato di etimologia in cui si allontana dagli analogisti e anomalisti per una posizione intermedia.
Cicerone scrive tantissime orazioni perché è un avvocato; scrive sia opere di difesa che di accusa.
Difesa:
Procaelium
Promilone
Accusa:
In Verrem, contro un procuratore di Siracusa che aveva rubato soldi;
In Catilinam, contro Catilina


Le Philippicae sono rivolte contro Marco Antonio; lui era a favore di Ottaviano.
De oratorie è un trattato sulla tecnica di scrittura di un’orazione.
Brutus: esaltazione della retorica romana.
Cicerone si paragona al retore greco Demostene.
Nel periodo di Augusto nascono due scuole giuridiche:
Labeone (proculiani), per i quali nel diritto bisogna innovare secondo le esigenze della società;
Capitone (sabiniani), legati all’argomentazione tradizionale anche nella struttura dell’oratoria.
Nascono due forme di oratoria:
Suasoriae: discorsi di persuasione verso personaggi mitici o storici;
Controversiae: presentano un problema giuridico.
Seneca il Retore (il padre di Seneca) ha scritto molte controversiae e alcune suasoriae.
Oratoria epidittica, I sec.: oratoria celebrativa per i morti.

Nel periodo di Augusto nascono due scuole giuridiche:
Labeone (proculiani), per i quali nel diritto bisogna innovare secondo le esigenze della società;
Capitone (sabiniani), legati all’argomentazione tradizionale anche nella struttura dell’oratoria.
Nascono due forme di oratoria:
Suasoriae: discorsi di persuasione verso personaggi mitici o storici;
Controversiae: presentano un problema giuridico.
Seneca il Retore (il padre di Seneca) ha scritto molte controversiae e alcune suasoriae.

Oratoria epidittica, I sec.: oratoria celebrativa per i morti.

Domizio Afro - Laelia

Palemone - Ars Grammatica

Valerio Probo studia la filologia nell’Appendix Probi, in cui riporta frasi errate e volgarismi.

Quintiliano era insegnante di retorica. L’ Istitutio Oratoria è un trattato sull’educazione in 12 libri. Parla dell’importanza dell’educazione elementare obbligatoria. L’opera ha un fine pedagogico ed è dedicata ai genitori. L’istruzione deve essere morale (deve insegnare i costumi) e culturale.

Marziano Capella - De Nuptis mercuri et filologia


Storiografia
Quinto Ennio (239-169) è nato nella Magna Grecia, a Rudiae, vicino a Lecce. La Puglia era divisa in Calabria (l’attuale penisola del Tolentino), mentre Apulia era la parte nord. La Calabria è Brutium. Catone conobbe Ennio in Sardegna e lo portò a Roma, dove si legò alla famiglia degli Scipioni, alla quale Catone era avverso perché simpatizzanti della cultura greca (la letteratura latina comunque appartiene alla letteratura greca). Nei suoi scritti Catone non faceva volutamente il nome degli eroi romani per far capire che il potere di Roma appartiene al popolo romano. ?Ennio invece enfatizza questa caratteristica e diviene amico di Marco Fulvio Nobiliore. Ennio ebbe la cittadinanza romana dal figlio di Marco Fulvio Nobiliore. La sua produzione è piuttosto varia: compose opere epiche, teatrali, satire.
La sua opera più importante sono gli Annales, scritti in esametro e divisi in 18 libri. Gli annales a Roma erano i libri ufficiali in cui si elencavano in senso cronologico gli avvenimenti della storia romana. Nella I esade Ennio descrive la fondazione di Roma da parte di Enea fino alla sconfitta di Pietro. Nella II esade si narra delle due guerre puniche. L’ultima esade narra della campagna di Marco Fulvio Nobiliore (è un encomio al patrono). Ennio opta per una narrazione cronologica. Viene fatta una selezione per ciò che riguarda i contenuti: la narrazione è sempre più particolareggiata man mano che ci si avvicina al contemporaneo e si parla soprattutto delle lotte di Roma contro nemici esterni. Gli Annales non ci sono giunti interi, sono rimasti circa 600 versi.
Negli Annales due proemi sono molto importanti:
proemio al I libro: il poema inizia con un’invocazione alle muse ed Ennio si presenta come il secondo Omero, si definisce l’Omero Romano, il vate di tutta la comunità;
proemio al VII libro: questo proemio è di carattere soggettivo - letterario ed entra in polemica contro i suoi predecessori che avevano usato il saturnio; Ennio rimprovera loro una rozzezza letteraria. In questo secondo proemio si presenta come un poeta ellenistico, assumendo l’esametro; rompe però l’oggettività della narrazione omerica introducendo elementi soggettivi.
Catone - Origines, 7 libri. I primi 3 sono dedicati alle origini della civiltà, mentre gli ultimi 4 sono su Roma, con una esaltazione della unità d’Italia.
Cicerone – De Re Publica: Roma è l’esempio della costituzione più equa perché i consoli rappresentano la monarchia, il Senato è l’espressione dell’ aristocrazia e le assemblee legislative sono per la democrazia. Le tre forme di governo, monarchia, aristocrazia e democrazia, hanno una degenerazione in tirannide, oligarchia e governo del volgo.
Cesare scrive i Commentaria, appunti non elaborati dei resoconti militari. Sono privi di ogni abbellimento , in stile atticista.
Cesare scrive De Bello Gallico, in 7 libri, in cui parla dei popoli che abitano la Gallia.
De Bello Civili, opera in 3 libri. Si tratta di una sorta di autodifesa per la sua dittatura, parla del passaggio del Rubiconde e delle guerre con Pompeo.
Lo stile è lucido, determinato e rapido. Egli è un analogista: preferisce latinizzare tutto e scegli le forme più diffuse del latino.. Rinuncia agli abbellimenti. La costruzione è una lunga serie di subordinate o ablativi assoluti; la principale si trova in fondo, con l’intento di incentrare l’attenzione sul contenuto decisivo.
Sallustio è uno scapestrato, un popolare ed è contro gli aristocratici. Scrive De Bellum Catilinae ( o De Catilina Coniuratione), in cui prende Catilina come esempio di corruzione.
Bellum Iugurtinum: 114 capitoli che parlano della guerra tra Giugurta e i Romani (guerra africana).
Historiae: storia analitica in 5 libri, dal 78 al 67, da Silla ai pirati. C’è in lui un pessimismo profondo, il mondo moderno è visto come corrotto, c’è un odio per i Senatori. Per lo stile usa l’inconcinnitas, cioè l’asimmetria.
Augusto scrive le Res Gestae, in cui parla della pace. Con l’impero inizia la crisi del mos majorum; gli obiettivi di Augusto sono la pace interna, la pacificazione sociale e la cultura. Augusto scrive la sua autobiografia, una sorta di propaganda personale. Parla dei titoli ricevuti,della sua clemenza e della auctoritas.Lui si descrive come princeps: primis inter pares (primo fra i pari) Cesare invece è un dictator. Con i Flavi si passa da princeps a dominus et deus.
In questo periodo a Roma esistono due circoli : Quello di Mecenate, di cui facevano parte Orazio, Virgilio e Properzio, e il Circolo di Corvino, con Tibullo.
Asinio Polione - Historiae (perdute)
Pompeo Trogo - Historiae Philippicae, parla del regno macedone di Filippo II e Alessandro Magno. Trogo ritiene che l’impero romano è uno dei tanti e non il più duraturo, non è frutto della traslatio imperii, cioè l’idea che ci sia una volontà divina per cui l’impero universale avrebbe un cammino dalla Persia, alla Macedonia, a Roma. C’è un ridimensionamento del ruolo della romanitas, in opposizione all’idea di Tito Livio.

Tito Livio è ancorato all’idea di libertas, idea repubblicana legata alla tradizione morale antica, la mos maiorum. Augusto stava facendo in quegli anni una battaglia morale e civile di restaurazione dei valori.
Scrive un’opera in 142 libri: Ab Urbe Condita, seguendo una suddivisione in decadi. Esalta i valori del passato. La sua storia non segue criteri scientifici, ma è una storia letteraria. C’è una forma di drammatizzazione degli eventi e un elevato psicologismo. Il suo stile è simile a quello di Cicerone.

Lo storiografo più importante di età imperiale è Velleio Patercolo, che scrive due libri di Historiae sulla storia universale da Troia all’età imperiale di Tiberio. Scrive biografie con elementi psicologici.

Valerio Massimo scrive Factotum et dictorum memorabilium libri (detti famosi), con una serie di fatti romani e non.

Quinto Curzio Rufo - Historiarum Alexandri Magni

Pomponio Mela - Chorographia, trattato di geografia.

Sesto Giulio Frontino - Stratagemma , parla di arti marziali
Gromatica, trattato sulla misurazione della carta terrestre.

Tacito (55-120 d. C.)- Dialogus de Oratoribus, opera retorica che parla della decadenza dell’oratoria e del sistema educativo romano.
De vita Agicolae, dedicato al suocero Agricola, visto come uomo virtuoso, osteggiato a Domiziano. C’è una descrizione della Bretagna e dei costumi. E’ un trattato di storiografia pragmatica.
De Origine et Situ Germanorum, trattato geografico ed etnologico. Ha una visione pragmatica simile a quella di Cesare.
Historiae, descrivono il periodo tra il 68 e il 96, con la morte di Domiziano.
Annales, 16 o 18 libri, da Augusto a Nerone.
Per Tacito la storia deve esaltare la virtù, impartire un insegnamento etico. I modelli sono Plinio il Vecchio, Sallustio e Livio. Parla del degrado morale del principe e del Senato e ad essi oppone il modello di una vita integra come quella dei popoli “barbari”. Lo stile è quello dell’inconcinnitas.

Floro - Epitoma de Tito Livio. Parla dello sviluppo di un popolo come per le età dell’uomo: l’infanzia è paragonata alla monarchia, l’adolescenza alla repubblica, la maturità all’età augustea, la vecchiaia all’età imperiale. Secondo lui da Roma erano scaturite la pace e la rigenerazione del mondo.

Salvio Giuliano - Digesta, opera civile di diritto.

Gallio - Notes Actaes, recupera con nostalgia il passato; parla di storia, filosofia, ecc.

Eutropio fa un breviario della storia di Tito Livio.

Vittore, biografo africano, scrive la storia delle origini in Historia Tripartita, di cui fanno parte 3 libri di Cesari.

Storiografia cristiana:

Sulpicio Severo scrive una cronaca della storia universale.

Paolo Orosio - Libera contro Pelagianus, il peccato originale è la causa dei mali dell’umanità e l’impero è necessario per l’avvento del cristianesimo.

Ammiano Marcellino (Antiochia, 325) - Rerum Gestarum libri, opera storiografica sull’impero da Nerva a Valente. Il modello è Tacito. Ha una visione negativa della storia.


Bucolico-Georgico
Catone - De Agri Cultura, è un’opera sulla cultura del campo e sull’importanza dell’agricoltura.
Varrone scrive De Re Rustica, trattato che parla di agricoltura.
Il genere bucolico vero e proprio nasce con Virgilio, che scrive le Bucoliche, 10 componimenti detti anche ecloghe, in 14 esametri. Sono ispirate agli Idilli di Teocrito di Siracusa(poeta alessandrino). C’è la presenza di pastori che vivono in Val Padana e non in Sicilia come nell’opera di Teocrito: è un ambiente più grigio. Si tratta di dialoghi tra pastori obbligati a lasciare i campi. Quest’opera si avvicina al programma augusteo di rivalutazione agricolo - pastorale.
Georgiche: poema didascalico (che vuole insegnare) in 4 libri, ispirato ad Opere e Giorni di Esiodo. Il lavoro nobilita l’uomo. Rientra nella campagna augustea di rivalutazione pastorizia.

Biografia
Cornelio Nipote scrive De Viris Illustribus, esposizione cronologica ed elencazione di vizi e virtù. I personaggi più importanti sono Cicerone e Catullo.

Svetonio (70-122) scrive De Viris Illustribus, di cui è rimasto un solo libro, De Vita Cesarum, 12 biografie di imperatori. Il modello è ripreso da Plutarco.

San Gerolamo - De Viris Illustribus, 135 biografie cristiane.


Epistolografia
Genere innovativo. Le più importanti sono le Epistules di Cicerone. Egli scrisse 900 lettere, pubblicate dopo la sua morte dal liberto Tirone e dall’amico Pomponio Attico. Si tratta di un genere colloquiale, scritto al passato (imperfetto). Lo stile è quello della concinnitas, caratterizzato da periodi lunghissimi con molte subordinate disposte in modo simmetrico.
Orazio - Epistulae. Parlano del vivere rettamente; presentano il timore della vecchiaia. La II epistola è un trattatello sulla storia della letteratura greca e latina, in cui parla del labor lime e del valore dell’arte in quanto insegna divertendo.

Plinio il Giovane (61-113) – Epistulae. Sono 10 libri che contengono il carteggio con Traiano. Tratta della vita mondana, della dignità, del mos maiorum. Le lettere sono eleganti e si rifanno allo stile ciceroniano.

Frontone (m.170) scrive lettere a Marco Aurelio, parlando di politica, letteratura,vita quotidiana. E’ un sostenitore dell’arcaicismo e della ricerca della parola rara e difficile. Cerca un rimedio per la decadenza del latino.

Simmaco è il più grande oratore del tempo cristiano. Le sue Epistulae sono sul modello di quelle di Plinio il Giovane. Parla di salute e di viaggi.

Sant’Ambrogio scrive 91 Epistulae indirizzate all’imperatore Valentiniano sulla questione pagana: per lui è fondamentale l’indipendenza della Chiesa dallo Stato.


Elegia
Nasce con i poetae novi, giovani galli che dal 65 al 40 a. C. furono uniti da rapporti di amicizia. Hanno come modello la poesia Alessandrina, Callimaco e l’epicureismo .
Nèoteroi: poesia breve di contenuto erotico.
Esistono 3 forme usate dai poeti:
elegia, sul modello di Saffo e Alceo;
epigramma, cioè lodi funebri, sul modello di Anacreonte;
epillio, poema mitologico.
L’elegia è caratterizzata dal labor lime.
Catullo nasce a Verona. Non è impegnato politicamente. Nelle sue opere parla dell’amore libero per i ragazzi e per le ragazze. L’amore della sua vita sarà Lesbia (Clodia). L’amore provoca sofferenza.
Liber: 116 composizioni (elegie, epigrammi e d epilli).
Conugae: endecasillabo falecio.
Carmina Docta: sono carmi più lunghi, con soggetti mitologici.
69-116: epigrammi d’amore per Lesbia.
Egli è un poeta dotto, molto importante è la tecnica del labor lime. I modelli sono Saffo e Archiloco, ma anche Callimaco.Le forme sono colloquiali, con l’uso di parole volgari.

Orazio - Odi: 103 componimenti; strofe arcaiche saffiche, in cui parla dell’amicizia, dell’amore, della pax augustea, il concetto di poesia, il carpe diem. C’è un senso di fuga del tempo, la brevità dell’esistenza. Sono rivolte ad un interlocutore più giovane come ammonimento morale.

Tibullo faceva parte del circolo di Corvino. Il Corpus Tibullanus è una raccolta di elegie in 3 libri. Le poesie sono dedicate a due donne, Nemesi e Delia, e un ragazzo, Marato. I temi da lui trattati sono l’amore, l’amicizia, la tranquillità della vita campestre, la pace. C’è una critica nei confronti della società urbana. L’amore per lui è schiavitù, però amare è dolce, il valore supremo dell’esistenza. Lo stile elegante influenzerà Tetrarca.

Properzio è di Assisi, amico di Virgilio e Orazio. La sua opera principale sono le Elegiae, 4 libri in distici elegiaci (esametri e pentagoni). Le poesie sono dedicate all’amore per Cinzia: amore come schiavitù, la donna è una cortigiana bella e spregiudicata. Tratta anche argomenti civili e il IV libro è dedicato alle liturgie e ai miti romani, che rientrano nella volontà di Augusto. Emerge anche il tema della morte di Cinzia.

Ovidio è nato a Sulmona, faceva parte del circolo di Messalo, fu amico di Orazio. Scrive gli Amores (amore per Corinna), Heroides (in cui fa parlare le eroine del mito tormentate da amori infelici: Arianna, Didone, Medea…), Ars Amatoria (trattato sull’amore, in cui insegna le tecniche di conquista; l’amore è visto come gioco di società), Remedia Amores (consigli agli innamorati per dimenticare l’amore). I Tristia sono scritti durante l’esilio nel Mar Nero.

Marziale (40-104) è spagnolo. E’ un cliente dei Flavi, vive sotto Tito. In lui emerge una forte componente cortigiana.
Epigrammata, 14 libri.
Liber de spectaculis, scritto per l’inaugurazione del Colosseo.
Xenia, epigrammi per gli ospiti.
In Marziale si trova l’esaltazione dell’amicizia e dei piaceri omosessuali; misoginia; c’è l’osservazione della vita delle strade, dei vicoli romani, della gente di ogni estrazione sociale. Ha una visione pessimistica del mondo espressa attraverso un riso amaro.

Sotto Adriano nasce la scuola dei poetae novelli. C’è in essi un gusto per l’erudizione e l’arcaicismo, per cui c’è un ritorno al passato. Rappresentano un mondo semplice e agreste, sviluppano temi amorosi. Tra essi troviamo Settimio Severo (che scrive Opuscola Ruralia) e Adriano stesso.


Satira
La satira è un genere innovativo della letteratura latina, insieme alla epistolografia. Si possono ritrovare origini greche in quanto deriva dalla commedia antica, per l’attacco diretto a persone viventi, e alla diatriba. Comunque è un genere nuovo che nasce con Lucilio.
Lucilio scrive poemi scherzosi che si chiamano Saturae. Fa uso dei senari giambici e soprattutto l’esametro latino.

Varrone importa la satira menimpea, genere inventato dal greco Menippo di Gadara; si tratta di satire comico - satiriche, caratterizzate dal plurilinguismo, la commisura di serio e faceto e dal prosimetro, cioè l’unione di prosa e poesia.

Orazio - Sermones (o Satire): 2 libri. Sono episodi di vita, con molti tratti autobiografici. Sono caratterizzati da un umorismo divertente, non amaro come quello di Lucilio.

Persio è volterano; scrive 6 Saturae in esametri dattilici, riprese da Orazio.
I- educazione alla lettura;
II- polemizza contro la devozione interessata;
III- esorta a non sprecare la vita;
IV- conoscere se stessi;
V- libertà interiore come vera libertà;
VI- contro l’avarizia.
Le satire di Persio sono dialogiche e presentano situazioni grottesche.

Seneca - Apokolokuntesis. Satira menippea, polemica nei confronti di Claudio; è caratterizzata dal prosimetro e dal plurilinguismo.

Giovenale (50-127) è nato ad Equino, scrive durante il regno di Adriano. Scrive 16 satire divise in 5 libri: I temi più importanti sono la indignatio contro la società degenerata, contro gli effeminati, contro la corruzione portata dai barbari, sull’educazione. La sua satira è mossa dall’ira ed emerge il rimpianto per la vita semplice. Non ha l’arguzia sorridente di Orazio, ma emerge un moralismo come in Persio e Lucilio.

Opere Filosofico - Morali
Cicerone - De Natura Deorum: sulla natura degli Dei.
De Senectude: la vecchiaia vista come saggezza.
De Amicizia: parla dell’amicizia come valore importante della vita; parla in particolare della fides.
De Officis: sui doveri del cittadino onesto.
Lucrezio - De Rerum Natura, poema in 6 libri. E’ caratterizzato da pessimismo umorale, che si manifesta a fasi alterne. Nella prima parte c’è una visione di una natura benigna, un inno a Venere. Nella seconda parte si acuisce la visione negativa. Si ritrova l’influenza di Epicuro quando parla del quadrifarmaco: l’uomo non deve avere paura né degli dèi né della morte: la religione per Lucrezio è superstizione. Secondo lui il mondo è costituito da atomi che si uniscono e si disgregano: Panta Rei.

Seneca (4-65) è uno storico spagnolo. E’ il precettore di Nerone, appoggiato da Agrippina. E’ uno stoico ed esalta la virus, la coerenza; parla di tolleranza. Scrive molte opere filosofico-morali che parlano dell’uomo di tutti i tempi, per cui manca il sostrato politico.
De Providentia: le sventure colpiscono i buoni, ma li fortificano nel raggiungimento del disegno provvidenziale.
De Costantia sapientis: esalta la virus del saggio, invulnerabile ad ogni accusa. La virus per Seneca è seguire la propria coscienza.
De Ira: l’ira distrugge la serenità del saggio.
De vita beata: il sommo bene non è nel piacere, come sostengono gli epicurei, ma sta nell’esercizio della virtù e nel distacco dalla ricchezza.
De Otio: l’uomo deve conoscere se stesso e moderare l’otium con il negotium.
De tranquillitate animi: la tranquillità si ottiene liberandosi dalle passioni.
Consolatio ad Marciam: consolazioni alla madre nel periodo in cui fu esiliato in Corsica.
De Clementia: parla del perdono.
Naturales questiones: trattato scientifico sull’astronomia e sui fenomeni atmosferici.

Plinio il Vecchio - Naturalis Historiae. Il mondo è visto come un organismo divino.

Mos maiorum:
Pietas - rispetto per gli dei
Gravitas - saggezza
Costantia - costanza
Fides - fiducia, mantenimento degli impegni presi


Epica
Entrambi appartengono al III sec. a. C. L’epica, pur essendo scritta, e quindi destinata a pochi, si fa portavoce degli ideali dell’intera comunità.

Virgilio - Eneide ( scritto dal 29 al 19 a. C.): poema epico-mitologico, di argomento nazionale-patriottico; in esametri dattilici (lunga-breve), diviso in 12 libri.
Virgilio non realizzo un’epica di tipo encomiastico: si rifà al mito della venuta di Enea in Lazio, ma nel mito dell’origine si aprono degli squarci che ci parlano del presente attraverso delle premonizioni.
L’Eneide è composta da due esadi:
i primi sei libri parlano del viaggio di Enea;
gli ultimi sei libri parlano delle guerre in Italia.
Fondamentale è la divisione per libri. Ogni libro si concentra attorno ad un personaggio e ogni singolo libro tende ad un telos (fine). Tuttavia l’Eneide presenta molte corrispondenze strutturali, che crea una forte unione tra le varie parti del poema.
Viene fatta una fusione dell’Iliade e dell’Odissea, ma il narrato è più veloce.Vengono recuperati anche elementi dell’epos alessandrino, il pathos della poesia ellenistica, la tragedia greca, fusi nell’epica classica. Dai poemi omerici viene ripresa l’idea della divinità che perseguita i protagonisti. Il mondo di Virgilio però non è quello di Omero: il mondo virgiliano è guidato dal fato, corrisponde ad un superiore ordine provvidenziale (Virgilio era vicino alle idee dell’epicureismo). Giove è il garante del fato e nell’Eneide ha un ruolo completamente diverso da quello che ha nei poemi omerici. Il disegno provvidenziale è svelato poco a poco, preannunciato da varie profezie, che tuttavia non sono chiare. Il destino si attua attraverso il dolore e la sofferenza. Giunone si oppone alla realizzazione del destino.
I vincitori rinunciano al nome di troiani e al lusso dell’oriente, ma praticano la povertà, l’austerità dei costumi. Il fine è giusto e positivo, anche se il percorso è estremamente doloroso.
Virgilio assume di volta in volta la soggettività del personaggio di cui sta parlando; va al di là della oggettività omerica. Si sofferma sul dolore e si immedesima nell’ottica dei personaggi; fa immergere il lettore nella narrazione (empatia).
Enea è un personaggio vittorioso, ha coraggio e prestanza fisica; ma ha anche rispetto e consapevolezza. Egli è l’esecutore del destino, ma è anche l’uomo che deve soffrire per il destino: i suoi affetti e i suoi sentimenti sono spesso in opposizione ai piani provvidenziali. Enea in tutto questo viaggio è profondamente solo: rinuncia a Troia, perde la moglie, deve abbandonare Didone. Egli obbedisce al destino, ma non è insensibile: ad es., prima di uccidere Turno ha un momento di esitazione. Didone e Turno sono personaggi che non rientrano nei piani del destino, si oppongono e per questo sono tragici. Quando Didone sfocia nella rabbia diventa folle; Turno non è un personaggio negativo, è un nobile generoso, anche se impulsivo. La guerra che fa da sfondo alla vicenda è distruzione, è morte, percepita soprattutto per i giovani morti ante-diem.
L’austerità è data dall’uso degli arcaismi e dai poetismi, ma allo stesso tempo Virgilio fugge dallo stile troppo prezioso, evita parole difficili e addirittura innalza lo stile della lingua semplice, parlata.

Ovidio - Metamorfosi: 15 libri di soggetto epico-mitologico. Le metamorfosi sono descritte in ordine cronologico, passando dall’una all’altra per analogia o per contrasto. C’è una fantasia straripante di fatti e personaggi, addensa, alterna e moltiplica personaggi.

Lucano - Pharsalia. Lucano è il nipote di un figlio di Seneca. Era molto legato a Nerone, anche dal punto di vista letterario. Ci fu una rottura per gelosia letteraria da parte di Nerone, che costrinse il poeta al suicidio. Lucano compone un poema epico che narra della guerra civile tra Giulio Cesare e Pompeo. Molto probabilmente è incompiuto. Egli sceglie volutamente un momento di grave crisi della storia romana, la guerra civile; Cesare è descritto come un eroe luciferino, dipinto a tinte fosche; Pompeo è visto come una figura tragica e benigna; Catone è visto come un eroe storico.
Per certi versi la Pharsalia è un ribaltamento dell’Eneide: c’è un notevole razionalismo, evita tutto l’apparato divino, che viene sostituito con il magico e il demoniaco. Attraverso una serie di profezie viene preannunciata la fine di Roma. Nel proemio si trova un elogio a Nerone; tuttavia questo è un poema contro l’impero e mette in luce la perdita della libertà. Il gusto dell’orrido è ripreso dalle tragedie di Seneca.

Epigoni di Virgilio:

Valerio Flacco (m. 95 d. C.) vive sotto Vespasiano, che viene citato nel poema delle Argonautiche, nelle quali risale al mito di Troia. Qui narra delle vicende di Giasone che si imbarca per la conquista del Vello d’Oro, ottenuto grazie alle arti magiche di Medea, la quale si innamora di Giasone. Il modello è quello di Apollonio Rodio. Lascia spazio ad elementi erotici e patetici, in particolare alla storia d’amore tra Medea e Giasone. In Medea si alternano due figure diverse: quella della fanciulla ingenua e innamorata e quella della maga dai poteri terribili (c’è l’influenza della poesia elegiaca). Il poema è meno proiettato verso i valori morali, ma tende molto di più ad un’indagine psicologica. La narrazione è trattata in modo impressionistico.

Stazio compone il poema mitologico Tebais durante la dinastia dei Flavi. Si tratta di un poema epico in 12 libri, in cui descrive la lotta tra i due figli di Edipo, Eteocle e Polinice, per il potere su Tebe. Edipo maledice i due figli, che alla fine si uccidono. Manca un vero protagonista e un’unità anche nei singoli libri.
Nell’Achilleide racconta la storia di Achille. E’ una rappresentazione colorita, ma manca della profondità dell’Eneide. C’è in lui la ricerca dell’eccesso e dell’artificioso. Le atmosfere cupe e tragiche sono influenzate da Seneca.

Silio Italico - Poenicorum Libri, in 17 libri. Parla della seconda guerra punica sul modello di Virgilio. Descrive la guerra tra Annibale e Roma. L’azione storica è infarcita di atti divini.

Romanzo
Petronio - Satyricon. La datazione più probabile di questo romanzo appartiene all’età neroniana. Del Satyricon ci sono rimasti dei frammenti, che anche se vasti, rendono la lettura lacunosa e impediscono la comprensione di alcune vicende. La parte più consistente a noi pervenuta è quella della cena a casa di Trimalchione. Dalla consistenza di frammenti come questo si suppone che si doveva trattare di un lungo romanzo.
Per quanto riguarda il titolo, Satyricon, si tratta di un genitivo plurale grammaticalmente non corretto (uso moderno). Il significato è: “il libro delle cose dei Satiri”; i satiri appartenevano alla mitologia greca e conducevano una vita anarchica e libidinosa.
E’ una narrazione di tipo omodeiegetico (in prima persona), il protagonista è un giovane scolastico, Encolpio e il luogo in cui si svolge la prima parte della narrazione è una città della Magna Grecia.
Il modello nobile adottato da Petronio è l’Eneide di Virgilio, ribaltata nella parodia. Dal punto di vista stilistico, si tratta di un prosimetro (alternarsi di prosa e versi). Eumolpo recita due luoghi inserti in versi, uno dei quali sulla guerra di Troia; un altro inserto, sulle guerre civili, è recitato da Encolpio a Crotone. Grazie a questi componimenti si può far riferimento all’età neroniana, visto che Lucano scrive in questi anni i Pharsalia sulle guerre civili e Nerone stesso compone un’opera sulla presa di Troia.
Origini del romanzo:
Tesi di Rohde (fine XIX sec.)- Egli sosteneva che il romanzo greco era un prodotto della seconda sofistica, che si sviluppa nel II secolo d. C.. Il Satyricon però deve appartenere al I secolo.
Tesi di Heinze (1899) – Demolisce la teoria di Rohde. Secondo Heinze il romanzo nasce in epoca ellenistica, sicuramente prima del II sec. d. C.. E’ il prodotto ella decadenza di altri generi letterari. Per Heinze il Satyricon è una parodia dell’amore greco idealizzato: alla coppia di giovani eterosessuali si contrappone qui un ambiguo terzetto omosessuale. La separazione dei due amanti, presente nel romanzo greco, qui non è molto enfatizzata (tuttavia non conosciamo l’opera nel suo intero).
Esiste una narrativa comica che ha influito sul Satyricon:
1. Le fabule Milesie, che nascono in Asia Minore nel II sec. a. C.. La tradizione greca milesia è andata perduta; era comunque una narrazione di tipo comico - realistico. La traduzione in latino delle Fabulae Milesiae di Aristide di Mileto fu fatta da Cornelio Sisenna (I sec. a. C.). Apuleio la riprende con la storia di Amore e Psiche. La novella milesia contiene elementi piccanti, ma anche magici e irrazionali. Sono storie brevi. Petronio dà una versione della favola milesia nella novella della matrona di Efeso.
2. La satira Menippea, che fa riferimento al filosofo cinico Menippo di Gàdara (II sec. D. C.). Le satire menippee sono state introdotte da Varrone Retino nel I sec. d. C.. Queste satire sono caratterizzate dall’uso del prosimetro, dalla mescolanza di toni seri e beffardi, echi letterari e crude oscenità. Si tratta di composizioni brevi.
3. La diatriba e la satira hanno influito sulla descrizione del cattivo gusto e della volgarità degli arricchiti, l’avidità orgiastica e sfrenata dei banchetti, la vuotezza e decadenza dell’oratoria, la cupidigia dei cacciatori di testamenti. Petronio ha saputo essere realista escludendo la componente di tipo morale.
Nel Satyricon l’alternarsi di prosa e versi crea uno scarto notevole tra i due generi: la prosa rappresenta lo stile basso, la poesia quello alto. Il prosimetron serve anche a caratterizzare i personaggi.
Altra caratteristica di questo romanzo è il plurilinguismo, che serve ad indicare i diversi strati sociali e i vari personaggi. La lingua tuttavia è purificata, non esiste il turpiloquio come c’è in Catullo.

Apuleio - Metamorfosi
Il prologo delle Metamorfosi presenta molte problematiche. Una delle parole più importanti è milesia, cioè il libro fa riferimento alle favole milesie. Infatti questo romanzo intreccia diverse novelle attorno al tema principale dell’uomo trasformato in asino. E’ un racconto nel racconto, una narrazione a scatole cinesi. Si fa allusine anche alla componente religiosa - egiziana che emergerà alla fine del libro, quando il protagonista diventerà un sacerdote di Iside.
Ovidio, nelle Metamorfosi, parla di “forme mutate in corpi nuovi”; invece Apuleio parla di “figuras fortunatesque”, cioè dei mutamenti dei destini umani. Il termine “metamorfosi” va inteso anche metaforicamente: infatti alla fine del libro, il protagonista, Lucio, ritorna ad una forma umana supriore a quella che aveva in origine prima della trasformazione.
Non si sa chi parla, ma si presenta come proveniente da una famiglia greca. Alcuni critici sostengono che nel prologo è il libro stesso che si presenta. Nell’XI libro si hanno però delle informazioni autobiografiche sull’autore. L’invito che si fa al lettore è di divertirsi.
Per quanto riguarda lo stile di Apuleio, è molto uniforme, anche se c’è una pluralità di situazioni. Solo l’XI libro presenta uno stile più alto. Lo stile è molto artificiale, con il recupero di forme arcaiche, ma anche volgari. C’è grande uso di diminuitivi. Questa uniformità di stile è quello che differenzia Apuleio da Petronio.
La favola di Amore e Psiche è quella che più risente degli influssi letterari, in particolare da Virgilio.


Apologia
Apologia deriva dal greco “difesa”; si intende per Apologie quelle opere scritte in difesa del cristianesimo. Nascono generi nuovi, come le “passiones” e gli”acta martirum”, testimonianza dei cristiani al servizio della fede.
All’inizio la lingua del cristianesimo è il greco, poi pian piano c’è la volontà da parte dei papi di usare il latino.

Le prime apologie furono scritte da San Giustino, in greco, ed erano indirizzate ai principi, al Senato e ai Romani; parlano della divinità di Gesù.

Taziano scrive l’Otatio ad greco, in cui sostiene la superiorità del cristianesimo sulla grecità.

Minucio Felice - Octavius, ispirandosi al modello dialogico di Cicerone, difende il cristianesimo. Nel dialogo tra Octavio (cristiano) e Cecilio (pagano) risulta vincente la visione cristiana.

Tertuliano (Cartagine, 150-230) - Apologeticum, scritto in 50 capitoli, in cui presenta una polemica contro le persecuzioni inflitte ai cristiani. Egli esalta la virtù del cristianesimo e la vita caritatevole. Viene considerato il fondatore della letteratura latino-cristiana.

Cipriano - De Lapsis. Egli è a favore della reintroduzione dei cristiani che avevano abiurato la fede per paura delle persecuzioni.
De Cattolicae Ecclesiae Unitae: contro le eresie.

Novaziano - De Spectaculis, si oppone a Cipriano perché non voleva riammettere i lapsi.

Arnobio - Advesus Nationes, opera di difesa per i cristiani, contro le persecuzioni.

Lattanzio - De Opificio Dei, sulla sapienza divina nella creazione dell’organismo umano.
De mortibus persecutorum: egli fa vedere che gli imperatori che avevano perpetrato le persecuzioni erano morti nei modi peggiori. Fa anche una sintesi tra cristianesimo e paganesimo.

Ilario di Poitiers - De Trinitate, introduce gli Inni.


Patristica: sono quegli scrittori che operano una sintesi o fusione tra la cultura classica e quella pagana.

Prudenzio - Contra Symmacum

Paolino di Nola scrive delle Epistulae a personaggi famosi come Ambrogio e Gerolamo.

Sant’Ambrogio nasce a Treviri (334-397). Scrive Aexameron (commento ai primi 6 giorni della Creazione) e De Offici Ministrorum (doveri dei sacerdoti scritto sul modello di De Officis di Cicerone). Fa una sintesi tra stoicismo e cristianesimo.

San Gerolamo - Vulgata. Papa Damaso I gli affidò la traduzione delle Sacre Scritture.

Sant’Agostino è nato a Tagoste, in Numidia. Era insegnante di retorica. Le Confessiones sono un’autobiografia in cui parla della sua infanzia a Cartagine e del battesimo ricevuto da Sant’Ambrogio.
De Civitate Dei, la città di Dio. E’ un’opera apologetica in 22 libri, che parla dell’azione di Dio nel mondo. C’è un confronto tra Babilonia e Gerusalemme, la città di Dio. Cristo è visto come mediazione tra Dio e gli uomini.
Sant’Agostino vuol conoscere Dio e l’anima. Per lui cercare Dio è confessarsi; Dio è la Verità e l’uomo trova la Verità nell’anima, che è emanazione di Dio. Secondo Sant’Agostino il male nasce dal peccato, che è il prevalere dell’amor sui sull’amor Dei. Chi diventa cittadino della civitas Dei è colui che sa spingere l’amore per Dio fino al disprezzo di sé.

Severino Boezio (Roma, 480-524) - De consolatione philosophia, sono 5 libri in prosimetro. Racconta la sua esperienza di quando fu imprigionato a Pavia e immagina di essere visitato dalle muse. La filosofia lo consola (come per Socrate), la fortuna è incostante. Per lui Dio è la causa prima, il motore immobile (Aristotele). Dio è bene e per bontà ha creato il mondo (Platone). La provvidenza governa tutto (stoicismo). La filosofia rappresenta la ragione.
FONTE:http://www.parodos.it/letteratura/letlat.htm

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